Ci hanno rubato le parole
e ora le usano contro di noi.
Dicono pace e intendono
Guerra e adesso:
chi mai può protestare contro la pace?
Dicono difendere le tradizioni ma intendono
negare il diritto a pregare
un dio che non è il loro.
Dicono sicurezza ma intendono
colonialismo e, se ti opponi
al diritto alla sicurezza di Israele,
sei antisemita.
Se denunci il colonialismo
sei antisemita.
Dicono confini ma intendono
insediamenti, colonie, occupazione di terre,
ulivi secolari piantati dal nonno
del nonno del nonno del bimbo ucciso
e di suo fratello
incarcerato senza processo,
nel giro di un giorno e d’una notte
– d’improvviso –
appartengono a un’azienda che adesso
condisce le nostre insalate.
Dicono guerra ai terroristi ma intendono
bambini affamati,
che muoiono di sete sotto le bombe.
Uccisi tre volte – di fame, di sete, di bombe –
e poi ancora una quarta, quando dimenticati.
bombe sugli ospedali, bombe sulle scuole
macerie ovunque, violenza sadica e spietata
da mesi e per generazioni.
Dicono valori ma intendono
interessi
Dicono civiltà occidentale ma intendono
imperialismo predatorio e sanguinario.
E dimenticano che le grandi religioni del mondo
che non hanno ancora estinto
sono nate tutte in Asia
e che la nostra specie
origina in Africa.
Dicono unica democrazia in Medio Oriente ma intendono
oppressione, razzismo e apartheid.
Il pesante fardello dell’uomo bianco,
che deve farsi carico della fatica
di sostenere il diritto di uccidere,
di annientare, di cancellare l’altro
che bianco non è e non ha civiltà.
Dicono Hamas ma intendono
i Palestinesi da deumanizzare.
Dicono distruggere Hamas ma intendono
uccidere tutti i palestinesi di Gaza
che non siano riusciti a fuggire.
A partire dai neonati nelle incubatrici
e dai non nati,
ancora nel ventre materno.
Un incubo di fronte al quale
impallidisce anche Erode.
Dicono scudi umani ma intendono
bersagli colpiti da cecchini
o con armi governate da algoritmi
progettati nei nostri laboratori
e scritti nelle nostre università.
L’algebra della morte incombe
e la speranza si ferma sui camion bloccati
col cibo a migliaia e per mesi.
E ora piove dal cielo un misero aiuto
Cosa piove oggi, bombe o aiuti?
non cambia molto: uccidono entrambi.
Dicono informazione ma intendono
Propagand
Dicono violenza ma intendono
dissenso:
unica voce il cui discorso è stato radiato
da ogni pubblica arena.
Le loro bombe sono umanitarie,
le nostre parole sono violenza.
Dicono moderati ma intendono
complici
Dicono ragionevoli ma intendono
conniventi, ragionieri del male
che con l’abaco contano i profitti
– beati i costruttori di armi! –
e i vantaggi che gli derivano
dallo schierarsi dalla giusta parte,
che poi è sempre l’altra:
verso cui tutti dobbiamo voltarci.
E invece chi mai può restare
ragionevole di fronte a questa barbarie
per cui non abbiamo
ormai più parole?
Ce le hanno tutte rubate.
E adesso le sparano contro i bambini di Gaza,
contro le bimbe che sotto le bombe si espongono
per salvare un gattino terrorizzato su un albero,
contro quel bimbo mutilato che chiede al papà:
mi ricresceranno le mani?